Frozen 2 – Il segreto di Arendelle è un film che fa schierare il pubblico a metà: da una parte abbiamo coloro che attendevano questo sequel da 5 anni e che erano usciti dal cinema cantando a squarciagola le canzoni del primo fim; dall’altra abbiamo un pubblico scettico sul fatto di andare a vedere un seguito così pubblicizzato. La sfida più grande per un sequel è quella di dover rendersi ancora più presentabile del suo predecessore cercando di aumentare le aspettative sulla trama.
E Frozen 2 per i primi 70 minuti è riuscito a tenermi con il fiato sospeso mentre i personaggi erano alla ricerca di indizi sul misterioso passato di Arendelle e sul perché esso sia legato ai poteri di Elsa.
Ad alcuni adulti potrebbe non andare giù questo nuovo capitolo, ma sicuramente i bambini e nuovi adolescenti che, un tempo erano piccoli all’epoca del primo film, apprezzeranno la nuova storia e il messaggio che traspare dai colori, dalla musica, dalla trama.
Epico e avvincente, il secondo capitolo delle avventure di Frozen è un film molto più maturo e dark a riprova che i personaggi sono cresciuti dal 2013 insieme ai piccoli spettatori.
In questo nuovo film troverete Elsa e Anna alle prese con una catastrofe che minaccia Arendelle e questa volta non saranno i poteri di Elsa a scatenarlo, ma una forza mistica e sconosciuta che la rintracciando. E proprio come un richiamo di un canto di una sirena – come viene detto nella nuova canzone “nell’ignoto” – Elsa percepisce che Arendelle non è mai stata veramente casa sua, nonostante ci vivano le persone che lei ama e nonostante ci sia cresciuta ascoltando i miti e racconti narrati dai suoi genitori.
Ed è proprio qui che volevo arrivare. I genitori che come in un classico cliché disneyano erano periti nello scorso film in un naufragio lasciando da sole le loro figlie in un momento molto delicato della loro vita, ricompaiono nuovamente in un flashback mentre raccontano una storia alle due sorelline ancora bambine e ignare del futuro incidente che causerà il loro allontanamento. Le due ascoltano estasiate la storia di due popoli che un tempo erano uniti. In un periodo in cui la magia veniva rispettata ed era accettata da tutti, il popolo di Arendelle governato dal suo sovrano predecessore – nonno delle sorelle Elsa e Anna -, aveva stretto un’alleanza con il popolo dei Northundri, composto da pastori che vivono connessi a stretto con la natura e che ricordano una tribù eschimese simile a quella di “Koda fratello Orso”. Purtroppo però, un giorno qualcosa è andato storto e la natura si è ribellata ad un torto subito imprigionando sia i soldati di Arendelle che scortavano il re sia i Nortundri in una coltre di nebbia che li ha resi introvabili al resto del mondo.
Il mistero della nebbia, del torto subito e la storia sul perché Elsa sia nata con i poteri del ghiaccio sono strettamente legati l’uno con l’altro e tutto ciò verrà spiegato nel corso del film fino al finale. Tutto sarà svelato solo verso il secondo tempo successivamente alla canzone “Mostrati” traduzione in italiano di “Show Yourself”. Ed è proprio questa, a mio parere, la vera erede di Let it go. Non la supera né per la melodia né per la bellezza, ma la scenografia e la trama che racconta mentre vengono cantate le nuove strofe riescono quasi a raggiungere il ricordo dell’intramontabile scena del palazzo di ghiaccio e della trasformazione di Elsa derivata dal cambio d’abito.
“Into the Unknown”, invece, la canzone che riguarda l’ignoto che vorrebbe affrontare Elsa nonostante ormai si senta soddisfatta e si senta maturata dagli eventi del primo film, è una canzone sopravalutata. La melodia è orecchiabile anche per quel piccolo richiamo che festa alla canzone di “Do you want build a snowman” ma niente di più. Invece, “MOSTRATI” è la canzone che rappresenta l’essenza di tutto il film. Un particolare che ho notato, però, è quello che rende le canzoni collegate tra di loro come se fossero una ripresa l’una dell’altra sia a livello di melodia che che nel background caratterizzato dalla scenografia, come se la canzone non avesse mai finito di essere cantata tra il primo e il secondo tempo.
Rimanendo sempre sul tema musicale, se pensavate che ci fossero state troppe canzoni ad incorniciare il primo film, allora aspettatevene il doppio dalla nuova storia.
E proprio come avvenne per il suo predecessore anche in questo i primi 30 minuti sono composti per lo più da canzoni – almeno 4 se non ricordo male e tutte cantate una appresso all’altra.
Durante questo quinquennio abbiamo assistito ad un vero e proprio boom nella storia della disney del XXI secolo. Frozen – Il regno di ghiaccio, non solo ha incassato milioni di dollari in tutto il mondo, ma ha anche ricevuti tantissimi premi come un Golden Globe e due Oscar come miglior film d’animazione e miglior Canzone per “LET IT GO”. Ecco, soffermiamoci un attimo sulla canzone campione d’incassi. E’ stata proprio “Let it go”- adattato in italiano con il titolo “all’alba sorgerò” – ha rendere Frozen un’icona del cinema. Chiunque, anche coloro che non hanno mai visto Frozen, hanno almeno sentito una volta nella vita la melodia di questa colonna sonora.
Le canzoni per quanto siano orecchiabili, come ho già detto in precedenza, non riescono a rimanere facilmente in testa a causa delle strofe troppo complicate sia in italiano che in inglese.
Questo secondo film è molto più criptico del primo e molto più filosofico rendendo difficile mantenere alta l’attenzione della storia. Gli autori sono riusciti a salvarsi in corner grazie alle classiche gaf create dalle spalle dei protagonisti e anche grazie ad un Olaf che, avendo finalmente imparato a leggere e a scrivere, è diventato un piccolo topo da biblioteca trasudando cultura su aneddoti scientifici, immedesimandosi in una specie di Alberto Angela dei cartoni ed improvvisandosi comico narratore – e qui posso fare solo un applauso sia al comico americano Josh Glad sia al comico italiano Enrico Brignano che come sempre sono riusciti a impersonare al massimo il simpatico quanto alle volte irritante pupazzo di neve che ama i caldi abbracci.
Sicuramente sono proprio sia la tenerezza di Kristoff e Sven e la loro canzone sulle renne in stile BEGEES, sia la parlantina di Olaf narratore a strapparti un sorriso e a farti ridere a crepapelle.
Il film ha i suoi alti e i suoi bassi, passiamo da un momento felice ad un triste e molto scene sono per lo più riguardanti momenti introspettivi, psicologici o di azione. Al di là della trama che viene sempre fermata per tre minuti dalle canzoni da musical di Broadway, abbiamo un film gradevole che entusiasmerà le nuove generazioni e farà uscire con un sorriso gli adulti. La trama riserba un finale a sorpresa e una scena comica dopo i titoli di coda che riprende il simpatico monologo teatrale recitato da Olaf in una delle scene più divertenti.
Pollice in su va sicuramente alla conferenza stampa dove sono stati intervistati gli autori premio oscar del primo film Chris Buck e Jennifer Lee nonché la nuova erede nominata per le produzioni di casa Disney dopo le dimissioni di John Lasseter. I due hanno spiegato che se nel primo film avevano visto scenografie e paesaggi riguardanti l’inverno, nel secondo invece saranno presenti tanti riferimenti all’autunno, dalle foglie all’atmosfera cupa.
Ospiti alla conferenza sono stati anche il cantante Giuliano San Giorgi, leader dei Negramaro, che canterà la versione pop ai titoli di coda di “nell’ignoto” facendo le veci della sua controparte americana “Panic! At the disco”, Serena Rossi nuovamente a doppiare la principessa Anna ed Enrico Brignano di nuovo nei panni del pupazzo di neve.
La bravura dei doppiatori italiani è inconfondibile e come al solito sono riusciti ad essere forse anche più bravi dei loro colleghi americani. La Rossi ha spiegato che quando ha finito di doppiare le scene più tristi ed introspettive, si è ritrovata in una valle di lacrime perché era riuscita ad immedesimarsi nei sentimenti del suo personaggio e sentiva dentro di sé tutte le emozioni che lei provava. Gli attori prima di incidere gli anelli in sala doppiaggio hanno potuto guardare in anteprima il film per capire come dovessero lavorare e finita la proiezione si sono guardati l’uno con l’altro perché non sapevano da dove cominciare poiché il lavoro da fare era veramente tanto.
Il film trasuda riflessioni ed è forse proprio questo il suo punto di forza che mi fa dire, vale la pena di dargli una possibilità.
Quindi ricapitolando, dopo la visione di questo film posso dire che:
i coniugi Kristen Anderson – Lopez e Robert Lopez hanno ridato con le loro canzoni, nonostante la forse troppa complessità dei testi difficili che non rimangono impressi al primo ascolto, anima anche a questa nuova trama;
il rapporto tra le due sorelle è più forte che mai. Lo abbiamo visto crescere sia alla fine di Frozen che nei corti animati “FROZEN FEVER” E “FROZEN – LE AVVENTURE DI OLAF”. Sono passati tre anni dagli eventi del primo film e Anna non è più la ragazza ingenua che sognava disperatamente il vero amore. Ora si è costruita una famiglia che aveva perso e un ragazzo che la ama è pronto a sposarla seppur con qualche difficoltà dovuta da gaf comiche ed imprevisti. E poi abbiamo Elsa, nuovamente doppiata dalla straordinaria voce di Serena Autieri che come i suoi colleghi, Serena Rossi, Enrico Brignano e Paolo De Santis, anche lei è tornata nuovamente ad impersonare Elsa sia nel parlato che nel canto.
E sicuramente il doppiaggio parlato e cantato è il risultato che mi ha fatto uscire soddisfatta dalla sala.
A ridare voce, invece, a Granpapà è sempre la voce di Massimo Lopez come già precedentemente avvenuto.
Al contrario, Nuove new entry sono principalmente 4 personaggi imprigionati da 40 anni nella nebbia. Il capitano delle guardie di Arendelle, la sciamanna dei Northundi doppiata da Fiamma Izzo, un giovane amante delle renne – doppiato da Davide Perino – nonché nuovo amico di Kristoff e, infine, una ragazza sempre anche lei parte della tribù dei Northundi e doppiata dalla giovane Lucrezia Marricchi.
Infine, in questo film non abbiamo un vero e proprio antagonista come era il principe Hans in Frozen, ma al contrario, sarà il passato a raccontare la verità sul colpevole che ha portato a tessere la trama di questo sequel.
Personalmente, la storia è molto coinvolgente è molti enigmi ricordano anche degli accenni alla trama che era stata scritta dagli autori di Once Upon a Time subito dopo l’uscita di Frozen e basato su possibile sequel che hanno introdotto poi nella serie tv. E in effetti su alcune parti avevano indovinato o magari gli stessi autori di Frozen hanno preso spunto proprio da loro per alcuni punti di trama per questo film. Ad esempio, proprio come avviene nella serie tv di Once Upon a Time anche in Frozen 2 lo spettatore viene a sapere che i genitori di Elsa e Anna sono morti durante il naufragio mentre erano in viaggio alla ricerca di risposte sui segreti ed i poteri di Elsa…
Per concludere, La storia è molto coinvolgente e risolve alcuni buchi di trama del primo film tenendovi incollati allo schermo per sapere come andrà a finire. Tornando al discorso iniziale di questo articolo, per alcuni il finale è stato banale facendo crollare le aspettative, per altri è stato un finale giusto che ha fatto uscire qualche lacrimuccia a molti presenti in sala.
Tornerò sicuramente a riguardarlo con le mie cugine anche perché ormai conoscendo le canzoni lo apprezzerò di più ma per il momento il mio voto è 7.
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